25 febbraio 2006

Bella la vita...

"Bella la vita dicevi tu
è un po' mignotta e va con tutti si però
però, però
proprio sul meglio ti ha detto no
e il carrozzone riprende la via
facce truccate di malinconia
tempo per piangere no non ce n'è
tutto continua anche senza di te."


di Paolo Coiro
Così cantava il Renatone nazionale nel suo Carrozzone. Rileggete ancora, un’altra volta, questi versi colmi di realismo e vita vissuta. Lui ne ha fatta di strada certamente. Irriso da tutti nei suoi esordi, scaraventato più volte al suolo da antichi pregiudizi dell’ignoranza letale che continua ad aleggiare infidamente tra noi. Lui ce l’ha fatta, come vorrebbe farcela ognuno di noi. Arrivare: verbo che dice tutto senza spiegare nulla. Arrivare ad una meta ambita o accontentarsi di un passaggio per una quieta insoddisfazione? Il fatto è – soprattutto tra i giovani – che pochi son disposti a sudare per arrivare; forse meglio un comodo passaggio in macchina verso destinazioni più sicure, senza faticare troppo. È davvero cambiato qualcosa nei tempi moderni: rimpianti ed evoluzioni si scontrano quotidianamente, senza lasciare traccia. Se prima, per una ricerca assegnata dalla professoressa d’italiano, dovevi prendere l’enciclopedia – già qui c’è uno sforzo, considerando anche il peso dell’enciclopedia -, trovare l’argomento, leggere il tutto, fare un riassunto e scrivere sul quaderno; oggi basta un click del mouse. Anzi due: uno per trovare l’argomento su Google e l’altro per fare copia-incolla. Puoi anche non leggerla la ricerca. La stampi, la spilli – se non riserba uno sforzo acuto di energie – e la ricerca è fatta. Oggi non siamo abituati a sudare, è tutto così facile… facile? I giovani son diventati troppo fragili, pronti ad abbattersi al primo scoglio. “Tempo per piangere non ce n’è”, sentenzia lo Zero più famoso d’Italia – anche se allude a ben altre cause di pianti -. Qualche lacrima va pure buttata. Ma gli spargimenti non servono a nulla.

Manca qualcosa, davvero nei ragazzi di oggi manca qualcosa. Qualcuno lo ammette con più insistenza, altri si limitano ad ammiccare un cenno con la testa. Si denota quella poca voglia d’incazzarsi, di scoprire, di diventare un uomo con una propria coscienza sociale. Già il fatto di sentir parlare di simili accostamenti può serbare curve di anacronismo. Forse è così. Rinvanghiamo il signor Giorgio Gaber: “Ad una conferenza/ di donne femministe/ si parlava di prender coscienza/ e di liberazione/ tutte cose giuste/ per un’altra generazione.”Forse è proprio così, o forse non è per nulla così. La vita ci insegna a lottare, anche perché c’è più gusto a lottare per arrivare. Più si lotta e più si vince – non è mica tanto vero -. Un slogan primitivo che ha ancora un suo valore.

In tutto questo discorso, sicuramente non vanno tralasciati aspetti sociali che di certo non garantiscono un sereno futuro ai giovani. Ma quella è un’altra storia e domani sorge un nuovo sole. Così, se “la vita è un po’ mignotta”, noi dobbiamo essere delle grandi zoccole. È questo il segreto... Prendetela un po’ come volete, l’importante, nel mondo di oggi, è la presenza di una costante critica costruttiva. Altrimenti possiamo salutarci già…

22 febbraio 2006

Consumismo e caos


Consumismo universale

Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti. Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno. Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo. Più conoscenza, ma meno giudizio, più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere. Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV, e preghiamo di rado. Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa. Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno. Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima. Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi. Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno. Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. Costruiamo computer più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni. Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte. Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pilloleche possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti. E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrinae niente in magazzino. Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera, e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle. Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perché non saranno con te per sempre. Ricordati di dire una parola gentile a qualcunoche ti guarda dal basso in soggezione, perché quella piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo fianco. Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco, perché è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore e non costa nulla. Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo. Un bacio e un abbraccio possono curare feriteche vengono dal profondo dell'anima. Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, perché un giorno quella persona non sarà più lì. Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione, e dedica tempo per condividerei pensieri preziosi della tua mente. E RICORDA SEMPRE: la vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro…
George Carlin*

*Comico statunitense nato nel 1937. Ha scritto questa “lettera” dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 Settembre 2001.
In un recente convegno sui giovani e il consumismo dal titolo “Trash Generation, nihilistic plague pathology” [generazione spazzatura, patologia della peste nichilista] gli stessi giovani, consumatori benestanti occidentali, hanno rivelato e denunciato un profondo malessere interiore che gli esperti hanno prontamente denominato harakiri psichico. Molti adolescenti interpellati (provenienti da diversi paesi in prevalenza europei e nordamericani) hanno descritto la propria vita come “puro consumismo — essenzialmente indotto dalle tecniche pubblicitarie — che si unisce alla frustrazione che deriva dal non poter consumare quanto si vorrebbe”, la propria cultura come un “caos disperato di status e propaganda che genera una miscela esplosiva di repulsione contro i valori di condivisione e risentimenti contro il mondo, dove il confine fra reale e virtuale è celato in maniera insanabile” e la propria libertà “limitata alla scelta della squadra da tifare, al canale televisivo da vedere o alla merce da comprare al supermercato”.

09 febbraio 2006

Il libro non è un film...


"...Alcuni di loro sono dei grandi artisti, hanno scritto libri meravigliosi in cui hanno riversato le ricchezze del loro animo e del loro sapere. Al punto che, talvolta, quando li riaprono restano loro stessi meravigliati, vi scoprono emozioni e pensieri che avevano dimenticato. Questi libri sono un immenso patrimonio inutilizzato.
Intendiamoci, ciascuno faccia ciò che vuole, se non vuol leggere libri non li legga. Può vivere bene lo stesso. Però chi vuol capire veramente l'animo umano , chi vuol conoscere in modo approfondito sé stesso e gli altri, chi vuol comprendere i complicati rapporti aziendali e sociali, chi vuol porsi i problemi in modo corretto, deve ricorrere al libro, alla grande letteratura, alla saggistica importante. E qui che è confluito e continuerà a confluire il sapere dell'umanità. Non bastano nemmeno i film, per quanto importanti, anzi indispensabili..."

Gran bell'articolo quello di Alberoni nel suo editoriale sul "Corriere della sera". A dire la verità, ci ha davvero tranquillizzati. Molte volte si pensa che possiamo essere risucchiati nel vortice dei film, della televisione, dei talk-show - demenziali e non -, delle soap-opera, di Verissimo - lì sarebbe proprio la fine -, delle notizie di secondo piano di Studio Aperto - ovvero "Verissimo 2. La vendetta" -, ecc ecc.
Alberoni ci ha tranquillizzato, non potremmo mai limitarci a queste cose e non sentire più il bisogno di leggere libri. L'uomo è alla continua ricerca di se stesso, alla scoperta degli altri, del mondo e della vita. Ricerche ed emozioni che solo attraverso la letteratura possiamo percepire.

A questo punto, sembta doveroso, riscrivere l'aforisma di Ugo Ojetti, un giornalista di gran classe: "Chi accumula libri, accumula desideri; e chi ha molti desideri è molto giovane, anche a ottant'anni."

07 febbraio 2006

Il mare


Oggi il mare
s’è preso la malinconia
e in cambio
un vento bianco
ha soffiato
sul viso.
Io il mare,
il mare e io,
abbiam parlato
ore o
attimi,
parlavo e
sentivo,
senza capire
o essere o
cercare qualcosa,
semplicemente
felice del suo verde
amico d’inverno.

01 febbraio 2006

Il libro consigliato di Febbraio


Titolo: Sangue marcio
Autore: Antonio Manzini
Dettagli: 200 pagine
Anno: 2005
Editore: Fazi

Recensione
Sceneggiatore cinematografico e attore, Antonio Manzini ha creato un romanzo crudo e spietato, affilato come la lama di un coltello e nero come l'inchiostro, perché il suo oggetto è l'Ombra, la parte più buia dell'animo umano. Al centro della vicenda Pietro e Massimo. Fratelli, vivono un'infanzia dorata: villa con campo da tennis, piscina, videogame Atari. Poi, una mattina del 1976 cambia tutto. La polizia arriva in casa con un ordine di arresto e si porta via il padre. "Il mostro delle Cinque Terre" lo chiameranno qualche giorno dopo i giornali. Sono passati quasi trent'anni e i due fratelli hanno preso strade differenti.